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Non passa giorno senza che giungano notizie di nuovi sbarchi di stranieri richiedenti asilo che sono condotti in Italia, dopo essere stati soccorsi in mare dalla nostra Marina Militare.
Un flusso che sembra non avere fine, frutto, oltreché della difficile situazione delle zone di provenienza degli stessi, anche della discutibile politica estera del Governo italiano e di una legislazione che, comunque la si pensi al riguardo, finisce inevitabilmente con l’incentivare il fenomeno, e con esso il numero delle persone che, affrontando il mare su imbarcazioni spesso del tutto inadeguate, finiscono con il trovare la morte.
Ovviamente in tale situazione trovano sempre più spazio e possibilità di guadagno i delinquenti protagonisti di questa tratta di essere umani, che recentemente sono addirittura arrivati al punto di pretendere ed ottenere armi in pugno la restituzione di un barcone utilizzato per trasportare clandestini dalla nostra Marina Militare (?), che nella fattispecie ha tenuto un comportamento che rispecchia appieno la situazione di degrado, forse ormai irreversibile, in cui versa lo Stato italiano.
La crescente massa di stranieri che raggiungono il suolo italiano viene poi distribuita tra le Regioni (e le due Province autonome) sulla base di accordi con il Governo.
Ed è del tutto evidente che il continuo arrivo di nuovi profughi non può non creare preoccupazioni in larga parte della popolazione, costretta, tra l’altro, a fare i conti con una crisi economica a fronte della quale le ingenti risorse pubbliche spese per l’accoglienza agli stranieri finiscono con l’alimentare il risentimento di chi si trova in condizioni economiche di disagio.
Inoltre, la situazione d’incertezza circa il numero degli stranieri che dovranno essere accolti e sostenuti finanziariamente (potenzialmente elevatissimo) non può non determinare uno stato di apprensione, considerato che ad oggi la gente comune non è in grado di sapere se e quando il flusso di profughi/clandestini cesserà.
Ed è del tutto evidente che un conto è il dover far fronte una tantum a qualche migliaia di persone, altro, invece, farsi carico di un numero indeterminato di stranieri, che non è dato sapere a quanto finirà con l’ammontare.
In tale contesto inevitabili sono le proteste di formazioni politiche ed amministratori locali, costretti a subire l’onere sui loro territori di una presenza di stranieri che talvolta è anche del tutto spropositata rispetto alla popolazione locale.
E non è fuori luogo rilevare come la preoccupazione delle comunità locali è tale da aver indotto perfino il senatore Panizza, che pure sostiene il Governo cui almeno in parte è riconducibile il fenomeno, e che è segretario di un partito che esprime il Presidente della Giunta provinciale, abbia sentito la necessità di lanciare un allarme contro la presenza sempre maggiore di profughi e la loro collocazione in Trentino, per cui propone l’utilizzo delle caserme.
È ovvio che la presa di posizione del senatore Panizza è strumentale e strettamente collegata alle ormai imminenti elezioni comunali, ma è proprio questa evidente strumentalizzazione a dimostrare quanto il tema sia sentito dai Trentini.
Ciò premesso, in attesa che la situazione nazionale ed internazionale possa cambiare, resta ferma la necessità di dare la soluzione migliore, o meno peggiore, al problema della presenza dei profughi in Trentino.
Senza alimentare allarmismo e preoccupazione, ma anche senza minimizzare un problema che è molto sentito; e soprattutto senza distribuire patenti d’irresponsabilità a quegli amministratori locali che non subiscono passivamente le scelte della Giunta provinciale, che talvolta, in quanto esse stesse frutto d’irresponsabilità, sono la causa prima delle reazioni popolari cui assistiamo.
Senza pretesa che la presente proposta costituisca la soluzione al problema, che richiederebbe risposte ben più approfondite ed in parte non riconducibili alle competenze provinciali, si ritiene che comunque vadano assolutamente evitati gli assembramenti di stranieri nei centri abitati più piccoli, tali da determinare una presenza assolutamente spropositata rispetto alla popolazione locale.
Se il Trentino è chiamato a farsi carico di un certo numero di profughi, è opportuno che tale carico sia equamente distribuito sull’intero territorio provinciale in misura proporzionale agli abitanti dei diversi Comuni, così da evitare pericolosi assembramenti, che inevitabilmente suscitano le condivisibili reazioni dei cittadini; tanto per essere chiari, non è pensabile che si procede così come la Giunta provinciale ha fatto a Castelfondo e Faedo.
Salvo che, ovviamente, non sia il Comune stesso, per mezzo del suo consiglio, a dare la propria disponibilità a presenze spropositate rispetto al numero degli abitanti.
Inoltre, si ritiene che, anche al fine di evitare possibili speculazioni e di garantire una più diretta regia pubblica del problema, sia opportuno, ove possibile, privilegiare per la collocazione dei profughi/clandestini immobili di proprietà pubblica, ricorrendo ai privati soltanto in via subordinata.
Altro aspetto su cui si ritiene opportuno intervenire è quello dell’informazione, che pare essere allo stato piuttosto carente.
Certo è vero che non è purtroppo possibile fare previsioni sul numero di stranieri che in un modo o nell’altro giungeranno in Italia (ed in Trentino); ed è proprio questo a suscitare allarme e preoccupazione, atteso che, comunque la si pensi al riguardo, è del tutto evidente che l’Italia, a maggior ragione quella stremata dalla crisi che stiamo vivendo, non può farsi carico di tutti i diseredati del mondo, come qualcuno, magari anche in buona fede, ma del tutto fuori dalla realtà, vorrebbe.
È però possibile fornire un’informazione puntuale ed aggiornata della situazione trentina: quanti stranieri richiedenti asilo ci sono stati assegnati, dove questi sono stati collocati, quanti ora si trovano in Trentino, dove si trovano quelli che non sono più assistiti dalla Provincia, quali i costi che la Provincia deve sostenere e quali di essi ci vengono rimborsati dallo Stato, etc…..
Una maggior chiarezza, oltre ad essere comunque doverosa, in considerazione sia della rilevanza della questione, che dei costi sostenuti dall’ente pubblico, potrebbe contribuire ad una migliore conoscenza di un fenomeno, che per sua natura suscita una preoccupazione che l’incertezza inevitabilmente alimenta.
Basti pensare a quanto riportato della stampa relativamente alla conferenza stampa tenuta sul tema dall’assessore Borgonovo Re e dal coordinatore di Cinformi, il quale prima avrebbe affermato che i profughi transitati per il Trentino non sarebbero più di 450 e che però da marzo 2014 ne sono stati accolti 933.
Dati apparentemente contrastanti, su cui è opportuno fare chiarezza.
Quanto sopra premesso,
il Consiglio provinciale impegna la Giunta
a) a distribuire gli stranieri richiedenti asilo, l’onere della cui accoglienza dovesse essere affidato al Trentino, sull’intero territorio provinciale in misura proporzionale alla popolazione dei Comuni interessati, così da evitare assembramenti di persone in numero sproporzionato rispetto ai residenti nei Comuni medesimi;
b) a derogare a tale criterio soltanto con il consenso dei Comuni interessati, manifestato dal Consiglio comunale;
c) ad ospitare gli stranieri richiedenti asilo in centri di accoglienza temporanea, in attesa di operare l’equa e proporzionata distribuzione territoriale di cui al punto 1;
d) a privilegiare, ove possibile, soluzioni che prevedano l’utilizzo di immobili di proprietà pubblica;
Agilità Chaussures Esecuzione Cesti Sneakers Bianca Cremisi 698616 Luce Flyknit De Aqua Ingrandire Nike Brillante 601 e) ad informare con cadenza semestrale, ed in ogni caso ogniqualvolta vi siano novità significative sul punto anche in esito ad accordi con il Governo, il Consiglio provinciale, per il tramite della competente Commissione consiliare, circa il numero dei richiedenti asilo assegnati al Trentino, la loro collocazione, il numero di quelli presenti in Trentino, il costo della relativa assistenza a carico dello Stato e della Provincia.
cons. Rodolfo Borga..….………….………….